Parrocchia di S.M.Maggiore
feriale 8.30 18.00
festive 8.30-10-11.15 18.00
festiva 13.00 (in_inglese)
prefestiva 18.00

Parrocchia di Cristo Risorto
feriali 8.30
prefestiva 18.30
festivo 8.30 - 10.30 18.30

Santuario Perpetuo Soccorso
feriale 6.30 - 7.30 - 9.00 19.00
prefestiva 19.00
festive 6.30-8.30-10.00-11.30 19.00

Parr. di S.G.Battista
feriale 8.00
prefestiva 19.00
festive 8.00-10.30

Chiesa di San Rocco

Chiesa di S.Valentino

Chiesa di San Salvar

Centro Anziani IPAB
sabato 16.30

Cappella Ospedale
Domenica e festività 9.30

Pellegrinaggio di giustizia 2010



Viaggiare in luoghi “altri” rispetto alla cultura di appartenenza porta a scoprire affascinanti paesaggi umani e naturali, ma prevede necessariamente il doversi confrontare con condizioni di vita a volte dure, piene di sofferenza e ingiustizie, soprattutto nei paesi segnati da conflitti, fame, povertà.
Il modo migliore per capire questi luoghi, la loro storia, per incontrare le loro genti è quello di avere un tramite e così, per conoscere la Palestina, ho scelto questo viaggio organizzato da Pax Christi* “movimento cattolico internazionale per la pace che promuove azioni in aiuto delle vittime delle guerre, dell’ingiustizia, dell’oppressione, dei diritti violati, della dignità non riconosciuta”.

Il gruppo è accompagnato da Don Nandino Capovilla di Pax Christi e Omar autista palestinese che ci hanno portati a visitare non solo monumenti e luoghi storici della Terra Santa, ma soprattutto “le pietre vive”: la gente e la realtà di un paese dove due popoli vivono divisi da un muro alto otto metri confine tangibile e simbolo dell’occupazione militare israeliana.

 
L’occupazione è visibile ovunque con la presenza costante di soldati, posti di blocco, campi profughi affollati, colonie israeliane ordinate e verdi accanto a villaggi arabi polverosi.

Meno visibile invece è come questa occupazione influenzi la vita di donne, uomini, giovani, vecchi e bambini che qui hanno la loro quotidianità, i loro sogni e le loro paure nate dalle ingiustizie e dalla violazione dei diritti umani. 

Ilan Pappe, storico israeliano, parla dell’organizzazione accurata e razionale di una pulizia etnica ai danni del popolo palestinese iniziata nel 1948, che si esprime ancora oggi attraverso il controllo del territorio e della gente, delle risorse come l’acqua, la corrente elettrica, le terre fertili e coltivate. Nel muro lungo 750 chilometri costruito dagli israeliani, ci sono varchi dove i palestinesi possono passare solo se in possesso di permessi rilasciati dal governo israeliano e dove sono sottoposti quotidianamente a controlli per andare al lavoro, all’ospedale, a pregare o a far visita ai parenti.

Ci sono villaggi e famiglie divise dal muro, ulivi secolari sradicati e case abbattute, ci sono strade riservate agli israeliani e vietate ai palestinesi. 

 
 
 
Il viaggio ci ha permesso di fare esperienza di cosa significhi abitare in un paese dove esiste una grande disparità, dove per buona parte della popolazione non c’è libertà di movimento, non c’è lavoro.
Ci ha permesso di sentire il desiderio di tante persone di abitare nella loro terra e di reagire ai soprusi e alla violenza con coraggio e inventiva denunciando ingiustizie, dando speranza, solidarietà, lavoro a quanti scelgono di restare e vivere in Palestina.

 

 
Fra i tanti volti incontrati, molti sono quelli di donne, straniere o palestinesi

  
 
  Sono protagoniste di resistenza, cura e rinascita in ospedali, orfanotrofi, cooperative e Organizzazioni Non Governative.
 



Caritas Baby Hospital - Betlemme 

Andare in Palestina è un dovere e una responsabilità.
Intendo dire che andare, vedere, sentire e poi tornare è tutt’uno.
Un'esperienza che non si può tener per sé, anche se, in confidenza, ammetto quanta fatica si fa ad esprimere il vissuto di un'intensa settimana nella meravigliosa terra delle donne e degli uomini chiamati “le pietre vive” della Terra Santa.

Non è pensabile tornare con lo stesso animo con cui si è partiti.
Il prima era carico di tante preoccupazioni personali, il dopo tutte le preoccupazioni per il futuro di un intero popolo, che poi coinvolge il futuro di tutti… e di tutti quelli che sperano e credono nella risoluzione pacifica del grave problema del popolo palestinese.
Sembra indomabile la rabbia e inspiegabile cercare ma non trovare risposte alle continue richieste di pace, dialogo… cambiamento!

 
 
Oggi, qui, è il tempo di restituire quanto ricevuto dalla terra e dalle persone che ho incontrato là e che con le loro testimonianze ci hanno detto “Non abbiate paura” di venire, e io vi dico non abbiate paura di andare in Palestina per incontrare le Pietre Vive, donne e uomini che oggi, come ieri, hanno la capacità di resistere e far nascere semi di speranza….
Nadia.
 

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per saperne di più:
www.paxchristi.org
www.bocchescucite.org